Graphie nr.82

Graphie nr.82

17. Ho sigillato le malinconie nella periferia della mano, che poi cos’è un confine, se non una mera IMG_0270convenzione, da sempre un muro fa l’impero e l’impero per sottrazione calcola le differenze, basta chiederlo al primo che ha guaito da un’orbita stellare, d’altronde Maddalena chi ha la chiave per sopportare una sommatoria che sfocia nell’uguale?

 

per info e distribuzione

graphie@ilvicolo.com

 

Sulla Soglia – On The Threshold

Sulla Soglia – On The Threshold

Sulla soglia / On The Threshold
Samuele Editore 2017, collana Scilla

prefazione di Flavio Almerighi

pag. 110

Isbn. 978-88-96526-97-2

Dalla prefazione:

I am convinced that, to the best of my knowledge, very few contemporary authors have emotion/life/poetry bonds that are as immediate and essential as Monica Guerra. I first met her personally at a public reading one evening at which she presented a few fragments of what has since become Sulla Soglia/On the Threshold. It was the end of November 2016. I was very impressed by her poems, and by the way she delivered them. Poetry readings are usually full of contrition, the authors read their poems without lifting their head from the paper, with sweaty hands and a completely dry mouth, and most of the time they rush through the verses in a very monotone voice. The collective slumber, in these circumstances, becomes a must rather than an urge. Monica, however, read with so much passion that, near the end, two tears welled up in her eyes. This touched a chord deep inside. I realize that everyone “feels” a poem’s beauty before thinking about its meaning, but that deep emotion, so rare, and so true, made me think that the real signifier behind those words was people, souls. At the end of the evening Monica explained to me, almost as if she was trying to excuse her surge of emotion – such a rare event at a reading, especially in this country –, where the verses came from, and the urgency behind them. I convinced her that these poems should become a book, they should be released to reach the greatest number of souls possible. Those verses have become a book, they’ve been released, and will reach the greatest number of souls possible.

 

Sono convinto, quantomeno in base alle mie conoscenze, che sono veramente poche le autrici contemporanee che hanno nessi emozione/vita/poesia così immediati e necessari come Monica Guerra. L’ho conosciuta personalmente una sera in cui ho assistito alla pubblica lettura di alcuni frammenti tratti da quello che sarebbe poi diventato Sulla Soglia. Era la fine di novembre del 2016. Rimasi molto colpito sia dai testi sia dal modo con cui l’autrice li proponeva. Solitamente i reading di poesia sono qualcosa di molto compunto, in genere gli autori tra la fantozziana “salivazione azzerata”, le mani sudaticce e la voglia di strafare, leggono tutti i propri testi senza mai sollevare lo sguardo dal foglio, e finisce spesso che lo fanno il più in fretta possibile, senza mai cambiare tono. Il sonno collettivo più che un’istigazione è un dovere. Monica invece ci mise talmente tanta passione che, verso la fine, le spuntarono due lacrimoni. Tutto questo toccò profondamente le mie corde. Do per scontato che ognuno senta la bellezza di una poesia prima ancora di pensare al suo significato, ma quella profonda commozione, così rara, così autentica, mi fece pensare che il vero significante dietro quei testi sono persone, anime. Terminata la serata quasi per scusarsi per l’onda emozionale, merce rara in una pubblica lettura di poesia specialmente in questo paese, Monica mi spiegò cos’erano quei versi a da quale urgenza sono venuti. La convinsi che quei versi dovevano diventare un libro, uscire, raggiungere il maggior numero di anime possibile. Quei versi sono diventati un libro, sono usciti e raggiungeranno il maggior numero di anime possibile.

Flavio Almerighi

 

menzione d’onore alla XXXII edizione del premio Lorenzo Montano

 

 

Per acquistare una copia del libro clicca qui

pubblicato in lingua spagnola per Uniediciones con traduzione di Antonio Nazzaro, maggiori informazioni qui

Inediti su Atelier da Attese

Inediti su Atelier da Attese

Da Atelier, alcuni inediti – Clicca qui per leggere l’articolo

Mercoledì, 06 Dicembre 2017 04:46

MONICA GUERRA – TRE INEDITI

monica guerra
Monica Guerra è nata a Faenza nel 1972. La sua ultima pubblicazione Sotto Vuoto (Il Vicolo, 2016) è risultata vincitrice del Premio Giovane Holden 2017. Nello stesso anno l’autrice ha vinto il Primo Premio Gutenberg intitolato a Luciana Notari, nella categoria inediti. Semi di sé, (Il Ponte Vecchio, 2015) seguiva la sua precedente pubblicazione Raggi di Luce nel Sottosuolo e il saggio intitolato Il respiro dei luoghi, scritto a quattro mani con il sociologo Daniele Callini (Il Vicolo 2014). I suoi testi sono presenti all’interno di antologie italiane e collabora con alcune riviste letterarie. Assieme a Flavio Almerighi e Aurea Bettini è fondatrice dell’associazione IndependentPOETRY che si occupa della diffusione di Poesia.
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Monica Guerra
Tre inediti

*

no expectations
(Texas, July 2017)

l’aria gialla e pastosa
in attesa di pioggia
mentre lente pietre distese
frugano il velo dell’acqua
galleggia d’intorno
un silenzio precario
è questo l’inganno
il verde deserto le attese
sempre vicino qualcosa,
qualcosa che poi non succede

*

una pace distratta
fra dita di scoiattolo
e cemento, l’abbandono
è un verde selvatico
a presa rapida
una malinconia farfugliata
ma tu srotolale le ciglia
scompiglia i nidi vergini
sui seni tra i capelli

la verità freme libera
in una tana disabitata

*

Chateau Duval la strada ribolle
e questo sole scortica anche me

ma la fatica è una guado senza direzione
dove la terra beve ogni forma
in procinto di cadere

si scioglie nell’asfalto il passo
per l’eccesso d’esitazione
svivere scortica anche me

 

guerra monica          guerra monica 02

siamo pesci che si cercano – antologia d’amore

antologia d’amore realizzata da Samuele Editore per San Valentino 2017

clicca qui per scaricare gratuitamente in pdf.

 

in verità qui non esiste
non esiste certo né assolutamente

esiste la vita parziale
finché esiste
sbraitante all’angolo della strada

nel centro esatto dell’impermanenza

e allora è salvare
la necessità
salvare un nodo d’amore

l’incrocio di mani che siamo stati.

Monica Guerra

Sotto Vuoto (Il vicolo, 2016)

Sotto Vuoto (Il vicolo, 2016)

Sotto Vuoto (Il vicolo, 2016) 
prefazione Gianfranco Lauretano

Le poesie di Monica Guerra sono fatte di poche, scelte parole. Nella sua voce conta molto lo spazio lasciato al silenzio, all’ascolto, alla sospensione: ad ogni componimento, spesso assai breve, quasi ad ogni verso, è come se ricominciasse da capo, ascoltando se stessa e il mondo di cui vuole parlarci. Da quando abbiamo avuto il privilegio di avere un poeta come Ungaretti che ha scritto nella nostra lingua, sappiamo bene cosa significa ciò: il poco serve a ritrovare un ampio valore. Quando un poeta scrive con parole limitate, dunque, sta cercando e donando una grande ricchezza; le sue parole sono come gli spiccioli per i poveri, un tesoro fortuito e stupendo. La metafora della pochezza e del centellinare viene detta più volte in queste poesie: «Da questo poco sospeso / tutto si fa chiaro e ogni cosa sta / nell’esattezza del proprio posto» afferma, guardando il mondo “dal terrazzo” (dove, si noti, il poco sospeso è ciò che rimette ogni cosa al suo posto); oppure, di fronte all’immensità della Russia, il paese più vasto della Terra e alle sue due sterminate capitali, non può che tornare a ricordare i suoi “minuscoli versi”: «Che non posso fare / a meno di bere dalle tue forme gioconde / un grano di bellezza / che i miei minuscoli versi / possano sgrondare / lungo le perle bianche della tua corrente». Ma è proprio a questo punto che la sua ricerca poetica, davvero molto seria e degna della massima attenzione, compie uno scatto ulteriore: nel mancamento stesso della parola e dell’altro da noi ritroviamo il massimo di noi stessi, nel bene e nel male.

Vincitore Primo Premio Giovane Holden 2017
Menzione alla XXI edizione del premio Lorenzo Montano

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Estratto da Semi di sé

Estratto da Semi di sé

E’ l’ora

che precede la veglia

mentre mi sfilo

dal nerobuio del tunnel

e d’un tratto

si fa natura d’intorno

tra gli schizzi di luce

e i gomitoli del sonno.

Inspiro intero

un dipano inviolato

tra i rami di senso

trame in divenire

saliscendi scoscesi

oasi i silenzi

i miei semi le parole.

Inspiro intero

quell’indifferente substrato

che ci ama

anche quando ci odia.

 

 

 

 

Perché

certi uomini

in questa caligine

mi stravedono

la punta dei piedi sottopelle

il midollo dritto il cuore.

Perché

non so il perché

in loro

uno stagliarsi limpido

un calore indefinito

un sapore buono resiliente

che s’acquatta in bocca

nell’orecchio

come un conforto nonostante

suono o saliva.

Perché

non so il perché

in ognuno

qualcosa di buono

in me certi uomini

qualcosa di ognuno.

 

 

 

 

 

Felice

 

Eppure credevo

che qui sarei stata felice

ma felice non è affatto un luogo

nemmeno un tempo

andato o da venire

felice è semplice

nei passi sublimi

 

con cui mi cadenzi il cuore

è nelle tue armonie

nella compostezza ballerina delle costellazioni.

 

 

 

 

 

Eterno presente

 

Scesi ripida

la scala buia

impaurita

dai meandri muti

che mi riservò la vita.

Ma il mio odore di terra

s’innalzò al cielo.

 

Salii verticale

la scala dorata

esilarante nella luce

che chiamai dono e

tregua di guerra (o di pace?)…

ma il mio cuore, divenuto gesso,

si sfaldò tra le dita.

 

Ora sto ferma                         qui

nell’attesa secolare

che il ciclo si compia

e non è gradino

sotto i miei passi stesi

ma miracolo del giorno:

Eterno Presente.

 

 

 

 

In provincia

 

Le borse della spesa

che tutti si conoscono

sottosopra l’unto cielo distratto

qui nulla accade

se non la primizia

di un pettegolezzo

 

qui, dove la lana fa l’inverno

e i seni nudi, a tratti, la riviera.

 

 

 

 

L’immortale

 

Raccatto, piegata carponi,

un filo di pensieri

tra i palmi rotti delle mani

e bevo l’aurora

per un nuovo inizio.

Un altro ancora.

Quante volte dovrò

il nascere e il morire,

il ricucire in pezzi il cuore

prima che si dischiuda

l’immortale?

 

 

 

 

L’oltre

 

Incauta

ho spezzato il pane

e sei sgusciato fuori

da un orlo di grano

tutto d’un pezzo

mi sei scivolato accanto,

la carezza nell’occhio

e il mio cuore in pugno.

Poi serio, così serio,

senza voce mi hai detto

di non mollare

che ne vale sempre la pena

che siamo appena

separati da un filo

che se solo potessi

un poco l’Oltre

 

tu saresti di nuovo

e non più la morte.

 

 

 

 

Questo rosso

che mi esplode il cielo

tra le dita

sottili degli alberi

questo mio

non desiderare

è l’essere

così diversa,

 

la mia riserva

di felicità.

 

 

 

 

Romagna

 

Questa mia polpa e nettare

tra qualche ingranaggio d’un tempo naturale

quel suo imperturbabile

scandire ciclico lunare

onde verdi come colline

e colline verdi da cui l’occhio

già s’ingegna il mare.

 

 

 

Della Musa

 

Sempre di notte

quando viene

 

viene

per mano la luna

si liscia le piume

invola il tempo

e io che combatto.

 

Sempre di notte

quando danza

 

danza

ai bordi del sonno

perché al di là del sempre capire

l’incertezza

è un’isola felice.