
Fuori dall’ombra 2018
Domenica 18 marzo a Brisghella. Leggi l’articolo cliccando qui.
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Su Poetarum Silva, a cura di Melania Panico. Leggi tutto cliccando qui.
Si resta sulla soglia per vari motivi. Si resta per guardare con occhio attento e quasi distante, tra il sospettoso e il pauroso.
Si resta per attendere una risposta, perché non ce la si fa a stare completamente dentro una situazione che fa male.
Si resta sulla soglia per segnare il confine tra questa e quella parte, tra noi e noi, quando il confine diventa un modo per riflettere anche su se stessi: ciò che siamo stati, ciò che non siamo più, ciò che siamo diventati.
Il libro di Monica Guerra è tutto questo. È un libro che riflette sulla questione del restare. Come se restare, il compito di chi resta, chi non va via, fosse una responsabilità. La responsabilità della vita: «la catena che non spezzo», nonostante tutto perché «morire è un’isola/ perché morire/ non è come dirlo».
Restare è anche una prova. Infatti il libro è un viaggio (anche cronologico) a ritroso, a ripercorrere il perché e il come del saluto (che è il titolo della prima sezione). Monica Guerra parla del tempo come ripetizione del gesto e in alcuni punti diventa esplicito il suo riferimento al “ciclico”: «morire è un gesto/a ripetizione […] la separazione non esiste».
Come a dire che nulla è definitivo, tranne l’amore come motore e pena, non soltanto ricordo ma stella fissa sempre splendente – quando effettivamente resta in alto come punto a cui guardare – per trovare una direzione. L’estrema sezione del libro si intitola proprio Il ricordo: tutto si è già compiuto, anche l’elaborazione della distanza, anche la fermezza e il commiato, la vita che non mi fa dormire e poi l’epilogo: «pensare che sondavo il morire/ dov’è ora il mare». Qualcosa che somiglia alla grandezza.
© Melania Panico
◊
la lacrima lungo l’angolo
sinistro il passaggio, ogni
giorno riscorre il tuo andare
nel mio occhio in prestito
che poi cosa vuoi che sia,
la vita non è tutto.
qui è un andare piano
invischiare la direzione
l’ombra lunga del cipresso
è il mio non sentire l’anello
la catena che non spezzo.
sfogliavamo insieme
le stelle una dozzina
di cieli stralunati tu smistavi
una costellazione
e poi d’un tratto
scorrere o il solco di un nonamore
la sorgente a rovescio
poggiasti il bicchiere
perché morire
morire è un’isola
perché morire
non è come dirlo.
17. Ho sigillato le malinconie nella periferia della mano, che poi cos’è un confine, se non una mera convenzione, da sempre un muro fa l’impero e l’impero per sottrazione calcola le differenze, basta chiederlo al primo che ha guaito da un’orbita stellare, d’altronde Maddalena chi ha la chiave per sopportare una sommatoria che sfocia nell’uguale?
per info e distribuzione
„Sabato alle ore 16.00, presso la Sala Lignea della Biblioteca Malatestiana, si terrà il finissage della Mostra FRAGILIS MORTALITAS con i poeti Monica Guerra, Nais Aloisi, Angela Fabbri, Gian Ruggero Manzoni e Alex Ragazzini . “ Qui l’articolo
Sulla soglia / On The Threshold
Samuele Editore 2017, collana Scilla
prefazione di Flavio Almerighi
pag. 110
Isbn. 978-88-96526-97-2
Dalla prefazione:
I am convinced that, to the best of my knowledge, very few contemporary authors have emotion/life/poetry bonds that are as immediate and essential as Monica Guerra. I first met her personally at a public reading one evening at which she presented a few fragments of what has since become Sulla Soglia/On the Threshold. It was the end of November 2016. I was very impressed by her poems, and by the way she delivered them. Poetry readings are usually full of contrition, the authors read their poems without lifting their head from the paper, with sweaty hands and a completely dry mouth, and most of the time they rush through the verses in a very monotone voice. The collective slumber, in these circumstances, becomes a must rather than an urge. Monica, however, read with so much passion that, near the end, two tears welled up in her eyes. This touched a chord deep inside. I realize that everyone “feels” a poem’s beauty before thinking about its meaning, but that deep emotion, so rare, and so true, made me think that the real signifier behind those words was people, souls. At the end of the evening Monica explained to me, almost as if she was trying to excuse her surge of emotion – such a rare event at a reading, especially in this country –, where the verses came from, and the urgency behind them. I convinced her that these poems should become a book, they should be released to reach the greatest number of souls possible. Those verses have become a book, they’ve been released, and will reach the greatest number of souls possible.
Sono convinto, quantomeno in base alle mie conoscenze, che sono veramente poche le autrici contemporanee che hanno nessi emozione/vita/poesia così immediati e necessari come Monica Guerra. L’ho conosciuta personalmente una sera in cui ho assistito alla pubblica lettura di alcuni frammenti tratti da quello che sarebbe poi diventato Sulla Soglia. Era la fine di novembre del 2016. Rimasi molto colpito sia dai testi sia dal modo con cui l’autrice li proponeva. Solitamente i reading di poesia sono qualcosa di molto compunto, in genere gli autori tra la fantozziana “salivazione azzerata”, le mani sudaticce e la voglia di strafare, leggono tutti i propri testi senza mai sollevare lo sguardo dal foglio, e finisce spesso che lo fanno il più in fretta possibile, senza mai cambiare tono. Il sonno collettivo più che un’istigazione è un dovere. Monica invece ci mise talmente tanta passione che, verso la fine, le spuntarono due lacrimoni. Tutto questo toccò profondamente le mie corde. Do per scontato che ognuno senta la bellezza di una poesia prima ancora di pensare al suo significato, ma quella profonda commozione, così rara, così autentica, mi fece pensare che il vero significante dietro quei testi sono persone, anime. Terminata la serata quasi per scusarsi per l’onda emozionale, merce rara in una pubblica lettura di poesia specialmente in questo paese, Monica mi spiegò cos’erano quei versi a da quale urgenza sono venuti. La convinsi che quei versi dovevano diventare un libro, uscire, raggiungere il maggior numero di anime possibile. Quei versi sono diventati un libro, sono usciti e raggiungeranno il maggior numero di anime possibile.
Flavio Almerighi
menzione d’onore alla XXXII edizione del premio Lorenzo Montano
Per acquistare una copia del libro clicca qui
pubblicato in lingua spagnola per Uniediciones con traduzione di Antonio Nazzaro, maggiori informazioni qui
Versi dedicati alla Russia. Monica Guerra e Gianfranco Lauretano.
clicca qui per leggere
Da Atelier, alcuni inediti – Clicca qui per leggere l’articolo
Mercoledì, 06 Dicembre 2017 04:46
Monica Guerra
Tre inediti
*
no expectations
(Texas, July 2017)
l’aria gialla e pastosa
in attesa di pioggia
mentre lente pietre distese
frugano il velo dell’acqua
galleggia d’intorno
un silenzio precario
è questo l’inganno
il verde deserto le attese
sempre vicino qualcosa,
qualcosa che poi non succede
*
una pace distratta
fra dita di scoiattolo
e cemento, l’abbandono
è un verde selvatico
a presa rapida
una malinconia farfugliata
ma tu srotolale le ciglia
scompiglia i nidi vergini
sui seni tra i capelli
la verità freme libera
in una tana disabitata
*
Chateau Duval la strada ribolle
e questo sole scortica anche me
ma la fatica è una guado senza direzione
dove la terra beve ogni forma
in procinto di cadere
si scioglie nell’asfalto il passo
per l’eccesso d’esitazione
svivere scortica anche me