Monica Guerra Nella moltitudine (Il vicolo, 2020)
nota di lettura a cura di Michele Paoletti,

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Libro pieno di voci Nella moltitudine (Prefazione di Francesco Sassetto, Il vicolo, 2020) di Monica Guerra, opera che segue Sulla soglia (Samuele Editore, 2017), raccogliendone gli echi e amplificandoli attraverso poesie e prose poetiche estremamente musicali, in cui ogni parola ne accoglie un’altra, la spinge oltre un limite incerto, atteso, immaginato. Libro dei limiti e dei confini, degli incroci che diventano destinazioni, punti di partenza, approdi, frontiere. Nei testi numerosi sono infatti i rimandi a queste zone d’ombra in cui accade qualcosa, in cui i mai più e i per sempre assumono la consistenza e l’inalterabilità delle pietre. Lo sguardo tenta di spingersi oltre quella soglia in cui idealmente si fermava nei testi del libro precedente, senza abbandonarsi alla disperazione, ma conservando uno sguardo lucido, talvolta ostinato, carico di domande eppure fiducioso, pieno.
Nella moltitudine racconta anche il tentativo spesso impossibile di dire in modo esatto l’assenza, raccontare il vuoto e il dopo: tu continui a sillabare patimenti, non c’è canto di ritorno, cantavamo aprile e i giardini, la parola muta per citare alcuni passaggi in cui l’autrice insiste sull’incapacità della parola di rendere il reale nonostante lo sforzo continuo di dare una forma al dolore.
Altro tema della raccolta è la solitudine.

chiedilo a un petalo le margherite
lo sanno la solitudine
è un’invenzione del tutto umana

Una solitudine quindi che apre uno spiraglio, una possibilità, la moltitudine del titolo. La natura lo sa – dice Monica Guerra – ciò a cui gli esseri viventi appartengono: il pulviscolo, l’unicità a cui tutto torna e da cui tutto ha origine. Allora è necessario ribaltare qualche volta i tavoli e sempre le prospettive, trasformare la soglia in punto di origine, non più deriva ma luogo da cui salpare.

potesse un indizio un indizio
qualunque consolare le vene legiferare
che oltre la soglia non sei sola

Perché, in fondo, Nella moltitudine altro non è che un canto di amore, per Maddalena, per tutte le maddalene che è stata, declinazione di amore raccontata nelle prose poetiche in apertura della raccolta che diviene dunque un percorso avanti e indietro nel tempo del dolore e dell’assenza e si conclude con la mirabile sezione che chiude il libro, nel conto alla rovesciain cui ogni singolo testo ci avvicina alla fine.
Il buio scende a passi semplici dal primordiale, occorre dunque un atto di fiducia: oltre la soglia sta l’indicibile, la moltitudine a cui tornare, il seme della possibilità che germoglierà ancora. Non arrendersi non cambia il decorso, il mistero democratico del morire si presenta davanti a noi nella sua terribile semplicità. Sta a noi accettarlo, abbracciare tutta quella luce, guadagnarsi la soglia sottile. In fondo non c’è nulla che non si possa ripensare entro la geografia dell’amore.

© Michele Paoletti

 

maddalena tu cullavi qualcosa tra i seni piccoli,
una bellezza che rimane, un non ti scordar di me
tra le crepe, la stanza ubriaca di una primavera
prematura mentre fuori dai vetri gennaio era la
neve e non importa cosa nemmeno se poi io c’ero
davvero, la destinazione è un incrocio, la stagione
chiusa dei tuoi nei lungo la schiena